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 L'inverno - Ovvero l'occasione per leggere 
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Messaggio Re: L'inverno - Ovvero l'occasione per leggere
Mi sfugge una cosa:

droit= dritto
droite= destra

e riportate sul cavallo son due cose BEN distinte!!!!!!

a meno che non sia al femminile "dritta" : Chessygrin :


venerdì 13 febbraio 2009, 10:58
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Messaggio Re: L'inverno - Ovvero l'occasione per leggere
Caro Andrea, diritto può essere usato: in italiano come in francese come: - sostantivo, aggettivo, avverbio; diciamo che nel nostro caso è un aggettivo al femminile e tanto ci basta.

Allora, "Ciò che la posizione diritta constata", possiamo volgerlo in: -"Constatazione della posizione diritta"...oppure usando un sinonimo italiano più aderente: "Ciò che accerta la posizione dritta"...dunque: - "Accertamento della posizione diritta".

A questo punto, anche un c******e come me, capisce che in quel capitolo: - il III delle "Questions", tra le altre cose, ci sarà spiegato come viene verificata la posizione diritta del cavallo, uno dei capisaldo della “Equitazione sapiente” che L’Hotte ha immortalato in un celeberrimo motto: - “Calme; En avant; Droit.”

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"più l'uomo è stupido e meglio capisce il suo cavallo". Antonio Cechov


venerdì 13 febbraio 2009, 15:45
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Messaggio Re: L'inverno - Ovvero l'occasione per leggere
OK Wild, mi hai quasi convinta a leggere la versione originale: se me la vedo grigia ti chiederò qualche "dritta" (droite???????). : Chessygrin : : Chessygrin :
A proposito, come fai ad essere ancora così lucido avendo cominciato a scrivere nel forum a notte fonda?
Io non ce la potrei fare MAAAIIIII!!!! :sonno: :sonno: :sonno: :sonno:


venerdì 13 febbraio 2009, 23:05
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Messaggio Re: L'inverno - Ovvero l'occasione per leggere
Una "DRITTA" ... :shock: :shock: per Ospitalazzo ma non solo. :-D

Soumission, soumettre; in equitazione accademica significa: -
"Obtenir du cheval, sans jamais employer force et contrainte, adhésion mentale et physique, respect et obéissance librement consentis." :shock:

...messa così, sembrerebbe che la traduzione più calzante in italiano sia: - collaborare, cooperare, concedere, dare, cedere, accettare, esser disponibile ecc. ecc.

Altre volte "soumettre", significa: - sottoporre...sottoporre ad un giudizio, sottoporre ad un uso sbagliato, sottoporre ad un lavoro oneroso ecc. ecc.

Dato che i libri di pregio, in questo campo, sono per lo più in francese, probabilmente la traduzione letterale di queste parole in italiano: - sottomettere e sottomissione, ha dato adito alla presunta durezza della scuola accademica, facendo - inoltre - torto alle intenzioni degli autori..

Es: -

1)"La mobilité de la mâchoire ne constate pas seulement sa soumission.."

in questo caso: "cessione", mi sembra il termine più adeguato...una mascella la si può far cedere, far spalancare, chiudere, rompere, ma non sottomettere !

2) "Si la soumission du cheval se caractérise par la flexibilité des ressorts que l'impulsion anime..."
"...se la collaborazione del cavallo si esprime con l'elasticità delle articolazioni e per l'impulso che le anima"...bello, o no ??

3) "Il est à remarquer que la plupart des pratiques auxquelles le cheval est soumis..."

"...la maggior parte delle pratiche alle quali viene SOTTOMESSO :shock: il cavallo..."

Sostituite la parolina "sottomesso" con "sottoposto" ed immediatamente cambia tutto il significato della frase...vero ??

Allora, per i futuri presenti e passati lettori di : - Decarpentry L'Hotte Oliveira Karl e quant'altri scrivono e scrissero di equitazione accademica in francese, quando incontrate le parole: - "soumission" e "soumettre" prima di tradurle con: - sottomissione e sottomettere, pensateci un pochino... :wink:

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lunedì 16 febbraio 2009, 23:59
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Messaggio Re: L'inverno - Ovvero l'occasione per leggere
Nicola ha scritto:
Mi vengono in mente tre pensieri, per cominciare:

- L'Hotte pare aver capito, paragonando le articolazioni a molle, che il principio lineare di azione e reazione (che certuni testi continuano a proporre) è totalmente inadeguato a descrivere l'effetto dell'appoggio sul ferro della bocca del cavallo.

- Perchè l'Hotte non lega il concetto di Riunione al Ramener? A leggere il regolamento FEI di dressage invece paiono concetti interconnessi.

- e così il timone del cavallo sta nel treno posteriore. Ma non era la testa il timone?


Sembrerebbe che abbia ignorato le domande che si pone Nicola, credo - invece - di aver risposto indirettamente perchè, quelle domande sono frutto di incomprensione del testo.

Per quello che so di Nicola, posso dire che è senzaltro una persona competente, curiosa ed aperta alle novità, certamente in grado di capire i principi espressi dal Generale, ancora validi per quello che riguarda l'Equitazione.

Allora, cosa dice L'Hotte: -

1) la mano, dunque il ferro, ha una "non azione", serve a modulare, incanalare, far scorrere giustamente l'impulso, provoca una reazione, dunque, diventa azione, ma è subordinata ad uno degli "imperativi categorici"del generale: - "In Avanti".

2) Ramener et Rassembler sono intimamente collegati, ma, secondo il Generale, sono condizionati da un'altro "imperativo categorico": - "Dritto".

3) Il timone, per l'equitazione di campagna, sta - giustamente - "nella testa", ma, se si vuole accedere alla "equitazione superiore"..."sapiente" direbbe il Generale, allora, bisogna che le anche/il posteriore si prendano le loro "responsabilità" :shock: ...

...:idea: :idea: :shock: :shock: :-D :-D

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martedì 17 febbraio 2009, 14:54
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Messaggio Re: L'inverno - Ovvero l'occasione per leggere
Concordo...ed allora si può ancora approfondire:

-Il Generale sapeva che l'equitazione "sapiente" è accessibile solo a pochi, ma, a leggere le sue parole, non pare un'affermazione troppo "razzista".

- In pratica suddividendo "le equitazioni" in miliare, di campagna, sapiente (se ho omesso qualche divisione faccio ammenda) mostra di sapere che si può montare decorosamente accedendo ad uno solo di questi gradini.

- Certamente, e questo mi pare il punto fondamentale, "calmo, in avanti, dritto" è il prerequisito fondamentale a tutti i succitati "gradini"

Il mio dubbio ora è questo:

Come si realizzano le tre condizioni all'interno dei tre settori equestri?

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mercoledì 18 febbraio 2009, 10:25
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Messaggio Re: L'inverno - Ovvero l'occasione per leggere
Caro Nicola, il mio rapporto con le "Questioni" è cominciato, diciamo, circa vent'anni fa, e subito abbandonato per i motivi già detti, poi, dopo un lasso di tempo di una diecina d'anni, ho ripreso quel libro varie volte fino a quando, l'anno scorso, ho scaricato la versione originale francese e da quella ho ricavato la giusta lettura di questo capolavoro.

Nel frattempo - avevo letto in francese altri grandi autori e la mia esperienza sul campo si era confermata grazie all'addestramento di un paio di cavalli non esattamente facilissimi.

Ora, a scanso di equivoci, ogni mio riferimento sarà all'edizione originale; purtroppo nella traduzione italiana manca la bellissima prefazione francese dove si trovano già alcune risposte alle tue domande, eccola: -

"Le général L'Hotte dit, quelque part, dans ses Souvenirs , que, rarement, il descendit de cheval sans noter aussitôt les réflexions que lui suggéraient « ces entretiens avec son meilleur compagnon ». Les nombreux cahiers que, au cours de sa longue existence, il a couverts ainsi d'une écriture fine et serrée, contiennent donc le résultat de soixante années de pratique et d'études.
Sur le premier en date de ses cahiers sont inscrites les notes que l'adolescent de quatorze ans, déjà passionné pour le cheval, prenait à la suite de ses leçons avec le commandant Dupuis. Le dernier, qui se termine en octobre 1894, renferme les observations que le vieil écuyer, alors septuagénaire, consignait encore, après avoir monté solitairement, dans son petit manège de Lunéville, ses derniers chevaux : Glorieux, Domfront, Insensé. Des cahiers entiers sont consacrés aux enseignements de d'Aure et de Baucher.
De cette accumulation de précieux matériaux, le général L'Hotte avait extrait les éléments d'un ouvrage considérable sur l'équitation. Retranchant de cet ouvrage tout ce qui ne lui semblait pas d'une absolue nécessité, il le réduisit au petit livre que nous présentons aujourd'hui au public. Ces deux cents pages contiennent donc l'essence même de la doctrine du célèbre écuyer.
En quelques formules lumineuses, il définit les principes de son art; il indique, en trois mots, les buts à poursuivre; et, sans se perdre dans l'exposé des moyens à employer pour les atteindre, moyens «qui varient à l'infini», il se borne à déterminer quelques directions très nettes.
[b]De cet ensemble de principes, de buts à poursuivre et de procédés d'exécution se dégage une méthode simple et claire, ennemie de toute complication, basée sur le bon sens et le tact équestre.[/b]
Le général L'Hotte entremêle ses enseignements de considérations générales sur l'art qui fit le bonheur de sa vie. Certaines pages, dans lesquelles il résume les méditations qui occupèrent si souvent son esprit, constituent une véritable philosophie de l'équitation. Tel, le chapitre où, après une comparaison magistrale entre l'équitation et les autres arts, il explique pourquoi, de tout temps, les écuyers de valeur furent rares et formèrent peu d'élèves.
C'est l'équitation savante qui tient la plus large place dans cet ensemble de «questions équestres», mais les autres genres ne sont pas oubliés, et le chapitre relatif à l'équitation militaire, malgré sa brièveté, et fécond en utiles leçons.
Au cours de son travail, le général L'Hotte jette un coup d'oeil d'ensemble sur les différentes méthodes de dressage. Avec la sereine impartialité, la parfaite équité qui le caractérisaient, il n'en condamne aucune.
Ce sera, peut-être, une déception pour certains, qui s'attendaient à trouver dans cet ouvrage un recueil de «recettes» infaillibles pour faire de tous les chevaux des merveilles de légèreté et de tous les cavaliers des écuyers accomplis. C'est le cas de se rappeler l'anecdote racontée par Gaspard Saunier et rapportée dans les Souvenirs du général L'Hotte :
"Je me souviens qu'un des premiers seigneurs de France, conduisant son fils chez Monsieur Duplessis, qui était alors à la tête de tous les célèbres écuyers que j'ai nommés, je me souviens, dis-je, que ce seigneur lui dit, en l'abordant : «Je ne vous amène pas mon fils pour en faire un écuyer, mais je vous prie de vouloir bien lui enseigner à bien accorder ses jambes et ses mains avec la pensée de ce qu'il voudra faire faire à son cheval.» M.Duplessis lui répondit devant moi, qui avais l'honneur d'être alors un de ses disciples : «Monseigneur, il y a environ soixante ans que je travaille pour apprendre ce que vous me faites l'honneur de me dire; et vous me demander là précisément tout ce que j'ambitionne de savoir.»
Le général L'Hotte, qui savait combien de cavaliers, même parmi les professionnels, ressemblent au «seigneur» dont parle Gaspard Saunier, n'a pas manqué de s'élever contre cette tendance; et nous ne pouvons mieux conclure cette courte introduction qu'en citant les paroles par lesquelles l'auteur des Questions équestres termine son exposé des différentes méthodes de dressage :
«Aucune méthode, quelque logique et bien ordonnée qu'elle puisse être, ne saurait donner des résultats infaillibles; toute action équestre exigeant, pour obtenir l'effet qu'on attend, ce qu'aucun écrit ne saurait donner : l'à-propos et la mesure, autrement dit le tact équestre. Ici surtout, on peut dire : Tant vaut l'homme, tant vaut le moyen."

Se volete vi offro la traduzione in italiano, se non fosse necessaria continuo...

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mercoledì 18 febbraio 2009, 23:21
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Messaggio Re: L'inverno - Ovvero l'occasione per leggere
Ed invece è necessaria....Per me per lo meno....Purtroppo.... :oops:

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giovedì 19 febbraio 2009, 12:58
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Messaggio Re: L'inverno - Ovvero l'occasione per leggere
OK...non è un problema ! :wink: prendo il tempo di ripulire il brano - che ho tradotto per mio uso privato - stasera lo pubblicherò...

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giovedì 19 febbraio 2009, 18:56
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Messaggio Re: L'inverno - Ovvero l'occasione per leggere
Il Generale, da qualche parte, nei suoi “Souvenirs” dice che, raramente, scese da cavallo senza annotare subito le riflessioni suggeritegli da quei “colloqui” col suo "migliore amico".

Così, durante la sua lunga esistenza, ha riempito numerosi quaderni con una scrittura fine e serrata, che - dunque – contengono il risultato di sessanta anni di esperienza e di studi.

Nel primo dei suoi taccuini, sono scritte le note che prendeva l'adolescente di quattordici anni - già amante di cavalli – dopo le sue lezioni di equitazione col comandante Dupuis.

L'ultimo quaderno, che si chiude nell'ottobre 1894, contiene le osservazioni che il vecchio cavallerizzo, allora settantenne, registrava ancora, dopo aver montato in solitudine, nel suo piccolo maneggio di Lunéville, i suoi ultimi cavalli: - Glorieux, Domfront, Insensé.

Quaderni interi sono dedicati agli insegnamenti di D'Aure e di Baucher.

Da questa raccolta di preziosi materiali, il Generale aveva ricavato gli argomenti per una poderosa opera sull'equitazione. Tagliando da questo lavoro, tutto ciò che non gli sembrava indispensabile, lo ridusse al volumetto che oggi pubblichiamo.

In queste duecento pagine è - dunque - raccolta la sintesi del pensiero del celebre cavallerizzo.

Con alcune formule illuminanti, definisce i principi della sua arte; indica, in tre parole: - "Calmo, In avanti, Dritto" le finalità da perseguire; e, senza dilungarsi nell'esposizione dei mezzi da adoperare per raggiungerle - "variabili all'infinito" - si limita a dare alcune direttive molto precise.

Da questo insieme di principi, di finalità e di mezzi, nasce un metodo semplice e chiarissimo, nemico di ogni complicazione, basato sul buonsenso ed il tatto equestre.

L’Hotte alterna le sue spiegazioni con considerazioni generali sull'arte che fu la passione della sua vita.

Certe pagine, nelle quali riassume le meditazioni che occuparono così spesso il suo animo, costituiscono una vera filosofia dell'equitazione. Come, il capitolo dove, dopo un paragone magistrale tra l'equitazione e le altre arti, spiega il perché, da sempre, i cavallerizzi di valore furono rari e formarono pochi allievi.

È l'equitazione superiore che occupa il più largo spazio in questo insieme di "questioni equestri", ma gli altri generi non sono dimenticati, ed il capitolo relativo all'equitazione militare, malgrado la sua brevità, e pieno di utili consigli.

In questa sua opera, il Generale getta un'occhiata complessiva sui differenti metodi di addestramento. Con la serena imparzialità, la perfetta equità che lo caratterizzava, egli non ne condanna nessuno.

Tutto ciò sarà, forse, una delusione per alcuni che si aspettavano di trovare in questo libro una raccolta di "ricette" infallibili per fare di tutti i cavalli delle meraviglie di leggerezza e di tutti i cavalieri dei cavallerizzi confermati.

A tal proposito, è il caso di citare l'aneddoto raccontato da Gaspard Saunier e riportato nei “Souvenirs” del Generale :

"Mi ricordo che un “grande di Francia”, conducendo suo figlio dal Signor Duplessis che era allora il primo di tutti i celebri cavallerizzi che ho nominato, gli disse: "Non vi porto mio figlio per far di lui un maestro di equitazione, ma vi prego di volergli cortesemente insegnare ad accordare bene le sue gambe e le sue mani con l’intenzione di ciò che vorrà far fare al suo cavallo.
"Il signor Duplessis, era davanti a me che avevo l'onore di essere allora uno dei suoi discepoli, gli rispose: - "Monsignore, sono circa sessant'anni che lavoro per apprendere ciò che mi fate l'onore di domandarmi; mi state chiedendo esattamente tutto ciò che mi vanto di sapere."

Il Generale, che sapeva quanti cavalieri, anche tra i professionisti, somigliano al "signore" di cui parla Gaspard Saunier, non ha mancato di scagliarsi contro questa tendenza; e noi non possiamo concludere meglio questa breve introduzione, citando le parole che il Generale usa nel finire la sua esposizione dei differenti metodi di addestramento:

"Nessun metodo, per quanto intelligente e ben strutturato, può dare dei risultati infallibili; perchè ogni azione equestre - per ottenere l'effetto voluto - richiede, quello nessuno scritto può dare: il tempismo e la misura, detti anche: - "il tatto equestre".

Mai come in questa circostanza è il caso di riaffermare: - Tanto vale l'uomo, tanto vale lo strumento (il cavallo)."

Credo che i "dubbi" di Nicola, abbiano trovato delle sufficienti risposte in questa bellissima prefazione, è certo che conoscendo le "Questions", tutto ciò che è stato scritto prima e dopo di esse assume un'altra valenza.

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giovedì 19 febbraio 2009, 23:12
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Messaggio Re: L'inverno - Ovvero l'occasione per leggere
Grazie mille.

Il Generale, da qualche parte, nei suoi “Souvenirs” dice che, raramente, scese da cavallo senza annotare subito le riflessioni suggeritegli da quei “colloqui” col suo "migliore amico".

Porto con me questo passo, e cerco di imprimerlo nella memoria, perchè diventi una prassi anche nel mio percorso equestre.

Davvero, l'idea di tenere un diario delle proprie esperienze equestri è qualcosa che possiede la semplicità delle cose geniali.

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venerdì 20 febbraio 2009, 10:28
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Messaggio Re: L'inverno - Ovvero l'occasione per leggere
Non ve ne sarete accorti, ma volutamente, ho tradotto due periodi in due maniere diverse, uno in maniera interpretativa, un’altro alla lettera…allora: -

« …jette un coup d'oeil d'ensemble sur les différentes méthodes de dressage… » «…getta un occhiata complessiva sui differenti metodi di addestramento »…non fa una piega, solo son passati cent’anni da quando scriveva il Generale, il mondo è cambiato, è cambiato il linguaggio, è cambiato « il pubblico pagante » che fa equitazione.

Dunque, il prefattore si riferisce alle differenti destinazioni del cavallo da sella, ai differenti « servizi » ; per il Generale l’equitazione è una, differenti sono gli « impieghi » pertanto differenti sono i « metodi di addestramento ».

Oggi, non è cambiato niente nella sostanza, solo si è inventata una nuova terminologia, abbiamo : - la doma western, la doma vaquera, la doma classica, la doma maremmana…addirittura si dice : - « domato in salto ostacoli », « domato in alta scuola »…in realtà si tratta di differenti metodii di addestramento, come diceva giustissimamente il Generale ma la traduzione – OGGI - più corretta, certamente più efficace sarebbe : - « …con un occhiata complessiva analizza le varie dome…», vero ??

Ecco il caso inverso : - « avec son meilleur compagnon » avrei dovuto tradurre : - « con il suo miglior compagno", perchè il Generale pur avendone la possibilità non ha usato la parola « ami »: amico, la evita perchè probabilmente non credeva nell’amicizia tra uomo e cavallo, bensì ad un rapporto sodale, collaborativo, complice, affettuoso.

Però, compagno, in italiano, ha un significato di accolito, di camerata, di solidale con un sapore politico che malissimo si adatta alla situazione di specie… », « amico cavallo » è ormai di uso comune, mai sentito: «compagno cavallo ».

Allora, bando alla fedeltà letterale e mi avvicino sostanza alla efficacia ed ho usato il sinonimo italiano più comprensibile, più adeguato, dunque: - “colloqui col suo migliore amico". .

In conclusione : - il traduttore deve essere - ovviamente - fedele al testo originale, ma alla lettera o alla sostanza ??

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venerdì 20 febbraio 2009, 14:30
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Messaggio Re: L'inverno - Ovvero l'occasione per leggere
ah! ma allora siete vivi, sono solo io che ho dimenticato i forum dove guardare! : Chessygrin :

Cita:
L'Hotte pare aver capito, paragonando le articolazioni a molle, che il principio lineare di azione e reazione (che certuni testi continuano a proporre) è totalmente inadeguato a descrivere l'effetto dell'appoggio sul ferro della bocca del cavallo


quale apostolo dell'azione reazione :wink: spero di far cosa gradita facendo notare un passaggio del Generale a riguardo:

capitolo 6 - pagina 75

***Rechercher la tension plus ou moins énergique des ressorts du bout de devant, qui provoquera la tension des autres ressorts, le perçant du mouvement, et donnera cette fermeté d'appui dont le secours est indispensable au développement de tous les moyens du cheval.
Pour provoquer la tension de l'encolure, les mains ne doivent donc pas, comme pour vaincre ses résistances, s'immobiliser dans leur fixité ; loin de là.
Les bras, agissant comme des ressorts mollement trempés, doivent exercer sur les rênes du bridon une traction, à laquelle on verra le cheval opposer instinctivement la tension de sa tête et de son encolure. Les bras, cédant alors progressivement, suivront l'encolure dans son extension, pour s'arrêter là où la tête devra être fixée, et revenir à la traction, si le cheval ne tenait pas, de lui-même l'appui.***

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non ci sono piu' le mezze fermate di una volta


venerdì 20 febbraio 2009, 15:57
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Messaggio Re: L'inverno - Ovvero l'occasione per leggere
Ciao Max, credo che anche Nicola si sia toccato o si toccherà! :-D

Hai scelto un argomento dove il Generale offre il fianco ad alcune critiche, perchè la "monta scimmiesca" - ai suoi tempi - era appena nata e dimostrava "risultati alla mano" - contro i tradizionalisti - la sua efficacia.

Certamente, pur avendo corso anche in piano, il Generale non ha mai fatto "la scimmia" nè ha potuto vedere l'evoluzione completa della "monta americana", dunque, se fosse possibile, basterebbe portarlo in un qualsiasi ippodromo moderno ed immediatamente correggerebbe - senza bisogno di sollecitazioni - alcune affermazioni fatte nel capitolo che citi.

Non sarebbe una cattiva idea se tu offrissi la traduzione di quel brano...lo dico per Nicola e Ospitalazzo :wink: .

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sabato 21 febbraio 2009, 4:17
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Messaggio Re: L'inverno - Ovvero l'occasione per leggere
Infatti!!!!
"Noio vulevon savuar..." come diceva il mitico Totò in uno dei suoi film. :?: :?:


sabato 21 febbraio 2009, 22:44
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