Le cose che ho rotto (e non ti ho detto)
Sin dalla più tenera età ho sviluppato una dote davvero singolare. Ho la straordinaria facoltà di rompere qualsiasi cosa mi capiti a tiro.
Il più delle volte entrandone in contatto più o meno accidentalmente (categoria 1)
In altri casi gli oggetti smettono misteriosamente di funzionare dopo che li ho adoperati io per l’ultima volta (categoria 2, la più affascinante).
Il repertorio è composto da oggetti di varia foggia e valore economico o affettivo, strumenti, attrezzature per l’ufficio e non..suppellettili, macchinari ad uso domestico e persino una statua di marmo, non una statuetta, un vero e proprio monumento da giardino alto 1,40 m e pesante almeno 3 quintali.
Una delle primissime cose che ricordo di aver rotto, fu il risultato di uno studio vero e proprio, ruppi la statuetta di un pagliaccio di vetro dell’isola di Burano.
Fonte d’ispirazione : il Corriere dei Piccoli, avevo 7 anni.
Ebbene, lessi una storia nella quale la Stefy tramite una complicatissima ragnatela di fili era riuscita a strappare un dentino a suo fratellino ( mi sembra ) senza fargli provare dolore e sopratutto semplicemente chiudendo una porta a cui aveva legato lo spago.
Ora, a 7 anni non è poi così difficile trovarti in bocca un dentino un pò traballante, per cui decisi di non coinvolgere mia sorellina che dormiva nella culla (che i denti non ne aveva neanche uno) ed al massimo usare la forza di trazione del passeggino.
Dopo aver reperito lo spago, mi diedi un gran da fare ad avvolgerlo attorno a tutto ciò che mi sembrava adatto, comprese le maniglie delle porte e manubrio del passeggino, senza dimenticare ovviamente di farlo passare anche nell’incavo del braccio del pagliaccetto ( Aò! Mi sembrava fatto apposta).
Il soggiorno era una ragnatela unica, almeno 30 metri di spago di cui ad una estremità legai ( con non poca fatica ) il mio dentino da strappare e dall’altra avvolsi il manubrio del passeggino.
Secondo i miei precisissimi calcoli, spostando in avanti il passeggino, il filo avrebbe dovuto tendersi e il mio dentino cadere.
Praticamente cadde di tutto, tranne il mio dentino. La statuetta del pagliaccetto fu una delle prime cose a schiantarsi sul pavimento.
Dovevo assolutamente procurarmi un alibi, e vi garantisco che non è per niente facile quando si hanno 7 anni e si sentono i passi di corsa di quella mamma (che negli anni si sarebbe trasformata nella donna che viene morsa tutte le mattine da un serpente a sonagli nascosto nel lettone) che sale le scale urlando il vostro nome.
Quindi nascosi i cocci del pagliaccio sotto al divano e mi sedetti con l’aria più innocente che riuscii a produrre.
La prima cosa che notò la madre inferocita fu lo spazio vuoto dove per anni il pagliaccetto faceva bella mostra di sè. Feci appena in tempo a sfuggire al suo abbraccio mortale e a buttarmi giù per le scale, con la ferma intenzione di aspettare il rientro del Gabbiano dal lavoro.
Il Gabbiano era uno dei più grandi mediatori che io conoscessi in quegli anni. Quando lo vidi arrivare mi precipitai verso l’auto simulando una caduta rovinosa sulla ghiaia del vialetto. Questa mia grande mossa mi salvò dal prenderle sul serio quella sera. Fui interrogata dopo cena dalla madre, col Gabbiano nelle veci del mio difensore.
Compresi quella sera che l’ammissione della colpa non cancella il reato, per cui dissi comunque che non ero stata io.
Mantenendo questa linea imparai ad uscire indenne da una lunga serie di situazioni delicate.
Vista la mia inclinazione per gli esperimenti e la passione smodata per corde, spago e nodi, il Gabbiano si presentò una sera a casa con il modellino di una teleferica e del filo per farla funzionare.
Era quello che avrei voluto riprodurre io, solo che nella storia non era ben chiaro come fare, mannaggia la miseria!
E voi altri bambini santi??
Che avete combinato??