No no, han beccato anche a me
La rottura della testa.Stava filando tutto liscio, ero riuscita a nascondere il danno. Solo che non ero sola quando accadde, il fatto fu reso noto al parentado con tutte le spiacevoli conseguenze del caso.
Fonte d’ispirazione: Zanna Bianca.
Avevo un lupo ( il lupo Tina ) con il quale trascorrevo gran parte del tempo, ci giocavo, ci parlavo, ci amavamo insomma, come solo un bambino può amare il suo cane. Ma il mio era un lupo. E ogni tanto le piaceva ricordarmelo.
Quel pomeriggio d’estate decisi che era giunto il momento di trasformarla in un siberian husky. L’idea era semplice, bastava attaccarla ad una slitta e farsi trainare.
La slitta venne sostituita inizialmente con una sedia sdraio chiusa, alla quale attaccai la belva con una specie di martingala che avevo assemblato per un’altra occasione.
Così non andavamo da nessuna parte però, a causa del mio peso e del conseguente attrito sul vialetto.
Decisi di aspettare l’arrivo del cugino Joe ( meglio conosciuto come l’Ingegnè ) per la merenda. Fu grazie al suo preziosissimo contributo che riuscimmo a romperci la testa.
<Ma scusa! Perchè invece della sdraio non ci attacchiamo la tua bici ?>
In effetti, con la bici l’effetto strisciata si sarebbe risolto, inoltre pedalando avremmo sicuramente vinto l’inerzia e acquistato una velocità ragguardevole.
Il cortile dei nonni era immenso ma, data l’eccezionalità dell’esperimento, decidemmo di partire dal fondo della segheria dei cugini, una strada sterrata interna, tutta dritta che iniziava dalla via del paese e finiva tra i capannoni; più o meno a metà del rettilineo c’era il cancellone dell’ingresso del nostro cortile.
A reggere il cancellone due colonne a base quadrata di cemento, con una delle superfici più frastagliate che io abbia mai visto in vita mia.
Partimmo con entusiasmo, ci tirava che era una meraviglia! Sentivo il vento tra i capelli e pedalavo mentre il cugino, in piedi alle mie spalle, urlava < mush! Mush!> eravamo due geni in preda ad una gioia incontenibile!
Il lupo Tina però non era dello stesso parere perchè ad un certo punto, invece di proseguire lungo il rettilineo, iniziò ad accennare una leggerissima ma destabilizzante deviazione verso destra, che provai a contrastare con tutte le mie forze per tentare di indirizzarla almeno verso il centro del cancellone lasciato aperto per prudenza.
Purtroppo, avendo noi legato la martingala al centro del manubrio, la manovra fu del tutto inutile.
Ci schiantammo entrambe contro la colonna esterna, mentre il lupo terrorizzato con bici al seguito riuscirono non so come a passare oltre.
Tina si nascose sul fondo della cuccia, con la bici incastrata davanti alla porticina.
Non mi ricordo di aver sentito male subito, ero più che altro rintronata. Mi ero procurata un taglio profondo lungo un paio di cm in testa e sicuramente anche un bel trauma cranico.
Al tempo non sapevo che il vomito fosse un segnale inequivocabile, per cui attribuii la reazione al grande spavento e basta.
Il cugino invece si lamentava, urlava come un disperato perchè sanguinava un pò dappertutto e si era rotto i jeans.
Mia madre non si accorse subito della ferita, grazie ai miei capelli lunghi era ben nascosta. Però si spaventò moltissimo quando la vide mentre mi lavava i capelli.
Roba seria, da cucire.
Diedi una spiegazione piuttosto vaga dell’accaduto, senza menzionare nè il cugino ( che aveva già sicuramente i suoi problemi ) nè il lupo Tina.
Del fatto che avessi vomitato per tutto il pomeriggio l’ho confessato solo molti anni dopo.
Le ferite del cugino erano invece troppo evidenti, per cui mia zia gli prestò le cure necessarie, lui ovviamente approfittò della pena che suscitava per non prenderle.
Quel maledetto infame pur di salvarsi raccontò quasi fosse un pentito della camorra quello che avevamo combinato a sua mamma. E di come io l’avessi costretto a giocare, un pusillanime da quattro soldi.
Non avevamo ancora il telefono in casa, per cui le nostre mamme non poterono comunicare subito. Fattostà che quando mia zia raccontò cosa aveva saputo da quell’angelo del suo primogenito, la sottoscritta le prese di santa ragione.
Da quell’episodio, ogni volta che uno di noi tornava a casa con segni evidenti di giochi pericolosi, partiva sempre una telefonata di controllo reciproco, per assicurarsi l’integrità dei nostri corpi. Il cugino aveva creato un maledetto precedente, un torto che non gli ho ancora perdonato. Già da piccolo aveva quelle peculiarità che avrebbero fatto di lui un ingegnere, tanto bravo a progettare ma incapace di domandarsi della reale funzionalità dell'amata invenzione..