Poichè ho avuto un paio di battibecchi con chi tira a indovinare come la penso, accusandomi di antipatie "per principio" contro questo o contro quel gruppo di cavalieri, "per punizione" ripubblico qui un post che sta nella sezione Redazione, in attesa di essere discusso ed eventualmente pubblicato fra gli articoli del sito. Non è un topic normale... è una vera pizza... se e quando sarà pubblicato come articolo, da qui possiamo cancellarlo... ma chissà che a qualcuno non possa interessare. In parte è la ripubblicazione di mio materiale che è stato già presentato, e dibattuto, su vari altri forum, non solo italiani.
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Passato l'entusiasmo per il termine NH (Natural horsemanship), termine infelice perchè (aimè) ho dovuto accettare l'idea che nel montare c'è ben poco di naturale, ho ideato un termine forse più appropriato: il WOH. Riflettendo sul WOH - (la "Welfare Oriented Horsemanship", neologismo per esprimere il cuore dell'atteggiamento comune a molti barefooters in questo momento storico), ho pensato che ci sono altri due atteggiamenti comuni negli "uomini di cavalli": il MOH ("Money Oriented Horsemanship) e il POH ("Performance Oriented Horsemanship"). Ed esistono anche tutte le sovrapposizioni fra questi diversi punti di vista. Chiarisco: absit injuria verbis, non c'è niente di riprovevole nel non far parte del WOH! È solo una fotografia dello stato di fatto.
Il tutto, compreso nella più ampia categoria HIP (Horse Interested People, tutti quelli a cui i cavalli interessano, sia che siano horseman che no)
WOH = Welfare Oriented Horsemanship (equitazione orientata al benessere del cavallo)
POH = Performance Oriented Horsemanship (equitazione orientata alle prestazioni del cavallo)
MOH = Money Oriented Horsemanship (equitazione orientata al guadagno)
HIP = Horse Interested People (tutti quelli che si intyeressano ai cavalli, a qualsiasi titolo: moltissime persone! I cavalli piacciono e interessano anche a chi non pratica l'equitazione attiva)
Questi tre punti di vista sono gli estremi di infinite combinazioni, proprio come un colore deriva dalla mescolanza di tre colori primari. Tutte le sfumature sono possibili, ma alcune tonalità sono pressochè "pure", ossia contengono un colore che prevale nettamente; in altre tonalità, due colori primari sono rappresentati in modo pressochè equivalente, ed il terzo manca; esiste inoltre una tonalità in cui le tre componenti si equivalgono.
Esaminiamo i punti di vista "puri", tenendo presente che sono quasi delle astrazioni - nella realtà sono molto più comuni le sfumature e le combinazioni.
1. il punto di vista WOH.
Il cavallo viene visto come un individuo, portatore di diritti, oltre che di doveri. Il primo diritto è quello al benessere fisico e mentale. Un benessere che comunque è il frutto di un compromesso, perchè si tratta comunque di horsemanship - di equitazione in senso lato, che implica l'uso del cavallo in un'attività innaturale, un lavoro per l'uomo e con l'uomo; in genere, il lavoro richiesto è quello di portare l'uomo sulla sua schiena, e di esprimere una serie di attività motorie più o meno impegnative e faticose, "concordate" con l'uomo che lo monta.
Il problema che si pone il cavaliere WOH è: come ridurre al minimo il disagio fisico e mentale che questo lavoro comporta? Come ottenere che questo lavoro, nel tempo, provochi il minor logorio possibile nel corpo del cavallo? E quali sono i limiti delle prestazioni, al di là dei quali, nel tempo, un danno fisico o mentale è inevitabile?
In genere, il cavaliere con una mentalità WOH pura ha una relazione molto stretta con uno o più cavalli - qualcosa di molto simile ad un'amicizia. Cerca di esserne proprietario, e desidera accudire personalmente al suo animale, se possibile tenendolo nelle immediate vicinanze della sua abitazione. Non svolge un'attività competitiva, perchè la competizione implica l'interesse a confrontarsi con altri cavalieri - mentre il principale interesse del cavaliere WOH è la relazione uomo-cavallo.
Questo atteggiamento comporta alcuni problemi; mancando il confronto implicito nella competizione, è possibile che ne risenta la tecnica o la gestione, e che alla lunga errori o difetti si ripercuotano - senza che il proprietario se ne renda conto - sul benessere generale dell'animale. Inoltre, tranne il caso fortunato in cui un cavaliere possa mantenere svariati cavalli (un "branco" dovrebbe essere fatto di almeno quattro soggetti), il cavallo di un proprietario WOH rischia l'isolamento dagli altri cavalli, ed è noto che la compagnia umana, anche se amichevole ed assidua, non basta a bilanciare la profonda esigenza degli equini di godere di rapporti sociali intraspecifici continui e regolari.
Ma il cavallo sarà comunque al riparo dalla vendita (verso un destino sempre incerto) nel momento in cui le sue prestazioni dovessero calare per età o per malattia.
2. Il punto di vista POH.
Il cavallo viene visto come il mezzo per competere o più in generale per svolgere un'attività socialmente appagante dal punto di vista del cavaliere. Quello che viene cercata è la soddisfazione che procura montare un animale in presenza di un pubblico, in modo tale da suscitare la sua ammirazione e il suo apprezzamento. Il cavaliere POH non è interessato ad un'equitazione solitaria, se non in funzione della preparazione a un evento - talora una competizione sportiva vera e propria, talora semplicemente un'attività di gruppo, in cui i cavalieri si misurano l'uno con l'altro, o in cui un cavaliere esibisce sè stesso e la sua cavalcatura in presenza di spettatori appiedati.
Il cavaliere POH ha cura del suo animale, e si sforza in ogni modo di prepararlo atleticamente e di assicurargli un aspetto attraente, di cui essere orgoglioso. Ha grande cura della propria tecnica equestre, che deve essere sia efficace che, per così dire, "spettacolare". Non trascura alcun elemento che possa influenzare negativamente le prestazioni atletiche del cavallo. Cura con attenzione e competenza la gestione, perchè il valore atletico dell'animale non ne sia compromesso. Ma, quando si intravedono i limiti fisici e mentali dell'animale, il cavaliere POH non può accettare di rinunciare alla principale motivazione che lo spinge a questa fatica e a questo impegno. Quando il cavallo non può esprimere le prestazioni che al cavaliere interessano, il cavaliere POH vende il cavallo e ricomincia l'avventura con un altro. Inoltre, il benessere mentale dell'animale è posto in secondo piano, rispetto all'esigenza di forgiare un carattere e un cmportamento adatti allo scopo prioritario del cavaliere - quello di essere ammirato, di competere, e ogni volta che sia possibile, di vincere.
3. Il punto di vista MOH.
Il cavallo, per il cavaliere/l'uomo di cavalli (in senso lato), il mezzo per procurarsi un profitto. generalmente si tratta dell'esercizio, esclusivo o meno, di un'attività professionale collegata all'equitazione; ce ne sono moltissime, dagli allevatori, addestratori, istruttori, gestori di centri ippici, veterinari, maniscalchi, e via dicendo. L'aspirazione al giusto profitto, per tutti questi soggetti, è sia legittima, che prioritaria: l'assenza di sufficiente profitto implica il fallimento e la cessazione dell'attività stessa.
Poichè il profitto è proporzionale, in genere, alla qualità del risultato dell'attività professionale svolta, è chiaro che vi è un forte stimolo a svolgere l'attività nel miglior modo possibile; ma essendo ogni attività economica soggetta alle regole del mercato, la qualità non è un parametro indipendente, ma risente profondamente delle aspettative del cliente (colui che paga la prestazione professionale). Nell'ottenere la qualità richiesta, bisogna inoltre tener conto del bilancio fra risorse impiegate e risultato economico ottenuto; poichè il profitto nasce proprio dalla differenza fra il secondo ed il primo dei due termini, occorre che il primo termine non sia complessivamente minore al secondo, pena l'assenza di profitto o addirittura il progressivo impoverimento e conseguente fallimento.
Chi possiede un punto di vista MOH, non può permettersi di impiegare risorse che non abbiano un corrispondente "ritorno".
Poichè il fattore tempo è essenziale nella generazione del profitto, visto che il mantenimento dei cavalli è molto costoso, è evidente che molte di queste figure professionali siano estremamente interessate alla rapidità nell'ottenimento dei risultati, che può diventare il fattore discriminante fra un'attività remunerativa e un'attività in perdita. Inoltre, è ragionevole l'impiego di maggiori risorse, nei casi in cui ci si può attendere maggiori ricavi; quando un cavallo non offre garanzie di produrre un adeguato reddito, l'unica soluzione è quella di liberarsene rapidamente.
In altre di queste figure professionali, che non gestiscono direttamente i cavalli ma che prestano la loro attività come servizio (istruttori, veterinari, maniscalchi), il termine "tempo" resta importantissimo, ma da un altro punto di vista. Il "tempo" da non sprecare è quello dedicato alla professione attiva; il "tempo" che viene invece speso in attività di studio, aggiornamento ecc., è quello che pesa negativamente nel bilancio fra consumo di risorse e profitto, e che va misurato in funzione dei benefici economici che potrebbero ragionevolmente derivarne.
Ecco alcuni esempi di punti di vista "misti". Vedremo che si tratta di posizioni più scomode, perchè qualche volta nascono conflitti fra priorità diverse, e si incontrano circostanze in cui le decisioni sono difficili, talora dolorose.
WPOH: un esempio, i cavalieri che hanno molto a cuore il benessere del loro animale, ma apprezzano moltissimo anche l'attività competitiva. Tipico esempio, gli agonisti sinceramente affezionati al loro animale. Finchè le cose vanno bene, non c'è problema. Ma quando le prestazioni del cavallo diminuiscono per malattia o per età, il problema si pone eccome...
PMOH: un esempio limite, gli allevatori dei cavalli da corsa. Il loro profitto è direttamente proporzionale alla rapidità con cui si ottengono elevate prestazioni atletiche. Il conflitto possibile nasce dal fatto di dover "spingere" sulla precocità e l'intensità dell'allenamento, con il rischio di logorare prematuramente l'animale, e di vederne svanire il valore economico.
WMOH: tipici esempi i professionisti che si occupano del benessere dell'animale: veterinari, maniscalchi. Un grave conflitto può nascere quando il cliente - la cui soddisfazione è essenziale per ottenere il legittimo profitto - chiede un'attività professionale che non è quella più adatta ad assicurare il benessere dell'animale.
Non nascondo che la mia simpatia va, fra queste categorie, a quella che sento più vicina, i WOH. Ma non sto affatto dicendo che questa categoria sia "superiore" alle altre, tutt'altro. Andando nel concreto, il fatto di essere orientati, nel proprio atteggiamento, ad un obiettivo o a un altro, non significa affatto che questo obiettivo sia poi raggiunto in concreto. Un WOH può benissimo far ammalare, per troppe cure o per cattiva tecnica equestre, il proprio cavallo; un POH può mancare completamente l'obiettivo di suscitare ammirazione; un MOH può fallire. Questa "classificazione di atteggiamenti" mi pare però utile per rendersi conto che nelle scelte pratiche le differenze di priorità hanno il loro peso, e che prima di imbarcarsi in una discussione qualsiasi con "uomini di cavalli", è importante rendersi conto del probabile punto di vista dell'interlocutore, e delle conseguenti implicazioni.
Alcuni esempi.
E' perfettamente inutile discutere con un agonista di dressage se l'imboccatura è necessaria o no - per competere nel dressage, l'imboccatura è obbligatoria, e non c'è niente da discutere.
E' perfettamente inutile discutere con un fondista i benefici della sferratura, se non gli si dimostra in modo inoppugnabile che il cavallo sferrato può produrre le stesse prestazioni del cavallo ferrato, su qualsiasi terreno e in ogni circostanza.
E' perfettamente inutile discutere con un allevatore l'opportunità di ritardare di parecchi mesi lo svezzamento, e di uno o due anni la doma e la messa al lavoro dei puledri, perchè questo comporta un peso economico insostenibile in un regime di concorrenza di mercato e di richiesta, da parte del pubblico, di cavalli giovani già domati e "performanti".
E' perfettamente naturale, invece, che gli appartenti ai diversi punti di vista si raggruppino in modo palese... ma senza perdere d'occhio le discussioni svolte e i risultati ottenuti dagli altri gruppi, perchè, ad esempio, niente impedisce che cercando il benessere del cavallo si ottengano talora le prestazioni, o cercando le prestazioni del cavallo si ottenga talora il benessere, o che cercando il profitto si ottengano talora l'uno e le altre!