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 POESIA 
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<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">come dire......MERZBOW......Massimo rispetto!! [/quote:2wox536h]

vedi se ti piaciono anche queste:

-DE PROFUNDIS CLAMAVI
Imploro pietà da Te, l'unica che io ami, dal fondo dell'anima in cui è caduto il mio cuore. È un universo tristissimo,
dall'orizzonte plumbeo, e vi si muovono, la notte, l'orrore e la bestemmia;
un sole privo di calore si libra sopra per sei mesi, gli altri se la notte copre la terra; è un paese più nudo della terra
polare: né bestie, né ruscelli, né verde di boschi!
Non v'è orrore al mondo che sorpassi la fredda crudeltà di questo sole di ghiaccio e di questa immensa notte simile al
vecchio Caos;io invidio la sorte dei più vili animali, che possono inabissarsi in uno stupido sonno, tanto lentamente si dipana la
matassa del tempo.


-SPLEEN
Ho più ricordi che se avessi mille anni. Un grosso mobile a cassetti ingombro di bilanci, di versi, di lettere d'amore, di
verbali, di romanze e di grevi ciocche di capelli ravvolte entro quietanze, nasconde meno segreti che il mio triste
cervello. È una piramide, un'immensa tomba, contiene più morti d'una fossa comune. - Io sono un cimitero aborrito
dalla luna, in cui, come rimorsi, si trascinano lunghi vermi accanendosi continuamente sui più cari dei miei morti. Sono
un vecchio camerino pieno di rose passe, in cui giacciono in disordine mode sorpassate; e i pastelli miserevoli e i pallidi
Boucher, soli, respirano il profumo d'una fiala lasciata aperta.
Nulla eguaglia la lentezza di quei giorni azzoppati quando, sotto i pesanti fiocchi delle annate nevose, la noia, frutto
della cupa indifferenza, prende le proporzioni dell'immortalità. - Già tu non sei più, o materia vivente, che un granito
circondato da un vago spavento, assopito al fondo d'un Sahara brumoso; una vecchia sfinge ignorata dal mondo
noncurante, dimenticata sulle mappe: il suo umore selvaggio non canta ormai che ai raggi del sole che tramonta.


SPLEEN
Quando il cielo basso e greve pesa come un coperchio sullo spirito che geme in preda a lunghi affanni, e versa,
abbracciando l'intero giro dell'orizzonte, una luce diurna più triste della notte;
quando la terra è trasformata in umida prigione dove, come un pipistrello, la Speranza sbatte contro i muri con la sua
timida ala picchiando la testa sui soffitti marcescenti;
quando la pioggia, distendendo le sue immense strisce, imita le sbarre d'un grande carcere, e un popolo muto d'infami
ragni tende le sue reti in fondo ai nostri cervelli,
improvvisamente delle campane sbattono con furia e lanciano verso il cielo un urlo orrendo, simili a spiriti vaganti,
senza patria, che si mettono a gemere, ostinati.
- E lunghi cortei funebri, senza tamburi né bande, sfilano lentamente nella mia anima, vinta; la Speranza, piange; e
l'atroce Angoscia, dispotica, pianta sul mio cranio chinato, il suo nero vessillo.

l'ultima è piuttosto famosa e a mi parere stupenda!

_________________
DER::MORPHIUMSUCHTIGE:: - [[motherfu**ers are so nice]] - SEX_DROGEN_UND_INDUSTRI

live, live the wonderful life that is in you! Let nothing be lost upon you! be always searching for new sensations, be afraid of nothing. a new hedonism - that's what our century wants! and you might be its visible symbol!


mercoledì 2 novembre 2005, 21:29
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Mela ha scritto:

Pane per i miei denti!!!

Kahlil Gibran
"Sull'Amicizia"
E un adolescente disse: Parlaci dell'Amicizia.
E lui rispose dicendo:
Il vostro amico è il vostro bisogno saziato.
E' il campo che seminate con amore e mietete con riconoscenza.
E' la vostra mensa e il vostro focolare.
Poiché, affamati, vi rifugiate in lui e lo ricercate per la vostra pace.
Quando l'amico vi confida il suo pensiero, non negategli la vostra approvazione, né abbiate paura di contraddirlo.
E quando tace, il vostro cuore non smetta di ascoltare il suo cuore:
Nell'amicizia ogni pensiero, ogni desiderio, ogni attesa nasce in silenzio e viene condiviso con inesprimibile gioia.
Quando vi separate dall'amico non rattristatevi:
La sua assenza può chiarirvi ciò che in lui più amate, come allo scalatore la montagna è più chiara della pianura.
E non vi sia nell'amicizia altro scopo che l'approfondimento dello spirito.
Poiché l'amore che non cerca in tutti i modi lo schiudersi del proprio mistero non è amore, ma una rete lanciata in avanti e che afferra solo ciò che è vano.
E il meglio di voi sia per l'amico vostro.
Se lui dovrà conoscere il riflusso della vostra marea, fate che ne conosca anche la piena.
Quale amico è il vostro, per cercarlo nelle ore di morte?
Cercatelo sempre nelle ore di vita.
Poiché lui può colmare ogni vostro bisogno, ma non il vostro vuoto.
E condividete i piaceri sorridendo nella dolcezza dell'amicizia.
Poiché nella rugiada delle piccole cose il cuore ritrova il suo mattino e si ristora.


oggi ho fatto il tema su questa poesia...bellissima!


mercoledì 2 novembre 2005, 21:34
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mallarmè,brindisi(giusto perchè mi piace lo champenoise...)

"Nulla, questa spuma, vergine, verso
a indicare solo la coppa;
così lontana si immerge una frotta
di sirene, qualcuna riversa.

Noi navighiamo, o miei diversi
amici, io già sulla poppa
voi sulla prua fastosa che fende
il flutto di folgori e di inverni,

una ebbrezza bella mi impegna,
senza temere affatto il beccheggio,
a portare in piedi questo brindisi

solitudine, frangente, stella
a qualunque cosa che valse
il bianco affanno della nostra vela.
"

_________________
<font size="1"><font color="green">T'amo, o mio pio cavallo;
e mite un sentimento
Di vigore e di pace al cor m'infondi,
O che solenne come un monumento
Tu guardi i campi liberi e fecondi,
0 che al gioco inchinandoti contento
L'agil opra di Miky grave secondi:
Ei t'esorta e ti punge, e tu co 'l lento
Giro de' pazienti occhi rispondi.
Da la larga narice umida e nera
Fuma il tuo spirto, e come un inno lieto
Il nitrito nel sereno aer si perde;
E del grave occhio glauco entro l'austera
Dolcezza si rispecchia ampio e quieto
Il divino del pian silenzio verde.</font id="green"></font id="size1">


giovedì 3 novembre 2005, 1:03
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Kahlil Gibran
PREGHIERA
"Dammi il supremo coraggio dell'amore, 
questa è la mia preghiera,
coraggio di parlare,
di agire, di soffrire,
di lasciare tutte le cose, o di essere lasciato solo.
Temperami con incarichi rischiosi, onorami con il dolore,
e aiutami ad alzarmi ogni volta che cadrò.
Dammi la suprema certezza nell'amore, e dell'amore,
questa è la mia preghiera,
la certezza che appartiene alla vita
nella morte, alla vittoria nella sconfitta,
alla potenza nascosta nella più fragile bellezza,
a quella dignità nel dolore, che accetta l'offesa, ma disdegna di ripagarla
 con l'offesa. 
Dammi la forza di Amare sempre e ad ogni costo."

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giovedì 3 novembre 2005, 9:12
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<i>There is a silence where hath been no sound,
There is a silence where no sound may be,
In the cold grave – under the deep deep sea,
Or in the wide desert where no life is found,
Which hath been mute, and still must sleep profound;
No voice is hushed – no life treads silently,
But clouds and cloudy shadows wander free,
That never spoke, over the idle ground:
But in green ruins, in the desolate walls
Of antique palaces, where Man hath been,
Thoughl the dun fox, or wild hyaena, calls,
And owls, that flit continually between,
Shriek to the echo, and the low winds moan,
There the true Silence is, self-conscious and alone.":2boyv9xk]

Thomas Hood

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giovedì 3 novembre 2005, 9:17
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Questa non e' proprio una poesia, ma credo sia stupenda...

In quel momento apparve la volpe.
<< Buon giorno >>, disse la volpe.
<< Buon giorno >>, rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
<< Sono qui >>, disse la voce, << sotto al melo...>>
<< Chi sei? >> domandò il piccolo principe, << sei molto carino...>>
<< Sono una volpe >>, disse la volpe.
<< Vieni a giocare con me >>, le propose il piccolo principe, << sono così triste...>>
<< Non posso giocare con te >> disse la volpe, << non sono addomesticata >>.
<< Ah! scusa >>, fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
<< Che cosa vuol dire "addomesticare"? >>
<< Non sei di queste parti tu >>, disse la volpe, << che cosa cerchi ? >>
<< Cerco gli uomini >>, disse il piccolo principe. <<Che cosa vuol dire "addomesticare"? >>
<< Gli uomini >>, disse la volpe, << hanno dei fucili e cacciano. è molto noioso! Allevano anche delle galline. E' il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline? >>
<< No >>, disse il piccolo principe. << Cerco degli amici. Che cosa vuol dire "addomesticare" ? >>
<< E' una cosa da molto dimenticata, vuol dire "creare dei legami"...>>
<< Creare dei legami? >>
<< Certo >>, disse la volpe. << Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo >>.
<< Comincio a capire >>, disse il piccolo principe. << C'è un fiore... credo che mi abbia addomesticato...>>
<< È possibile >>, disse la volpe. >> Capita di tutto sulla Terra... >>
<< Oh! non è sulla Terra >>, disse il piccolo principe.
La volpe sembrò perplessa:
<< Su un altro pianeta ? >>
<< Si >>.
<< Ci sono dei cacciatori su questo pianeta ? >>
<< No >>.
<< Questo mi interessa! E delle galline ? >>
<< No >>.
<< Non c'è niente di perfetto >>, sospirò la volpe.
Ma la volpe ritornò alla sua idea:
<< La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. Ed io mi annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi laggiù in fondo, i campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano... >>
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:
<< Per favore... addomesticami >>, disse.
<< Volentieri >>, rispose il piccolo principe, << ma non ho molto tempo, però. ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose >>.
<< Non si conoscono che le cose che si addomesticano >>, disse la volpe. << Gli uomini non hanno più il tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami! >>
<< Che cosa bisogna fare? >> domandò il piccolo principe.
<< Bisogna essere molto pazienti >>, rispose la volpe. << In principio tu ti siederai un pò lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un pò più vicino... >>
Il piccolo principe ritornò l'indomani.
<< Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora >>, disse la volpe. << Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sà quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti >>.
<< Che cos'è un rito ? >> disse il piccolo principe.
< < Anche questa è una cosa da tempo dimenticata >>, disse la volpe. << è quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora diversa dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza
>>.
Così il piccolo principe addomesticò la volpe.
E quando l'ora della partenza fu vicina:
<< Ah! >> disse la volpe, << ... piangerò >>.
<< La colpa è tua >>, disse il piccolo principe, << io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi... >>
<< E' vero >>, disse la volpe.
<< Ma piangerai! >> disse il piccolo principe.
<< Eh certo >> disse la volpe.
<< Ma allora che ci guadagni? >>
<< Ci guadagno >>, disse la volpe, << il colore del grano >>.
Poi soggiunse:
<< Va a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo.
<< Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalerò un segreto >>.
Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
<< Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente >>, disse. << Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora è per me unica al mondo >>.
E le rose erano a disagio.
<< Voi siete belle, ma siete vuote >>, disse ancora. << Non si può morire per voi. Certamente un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, Perché è lei che ho innaffiata. Perché è lei che ho messo sotto la campana di vetro. Perché è lei che ho riparato col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa >>.
E ritornò dalla volpe.
<< Addio >>, disse.
<< Addio >>, disse la volpe. <<Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore.
L'essenziale è invisibile agli occhi >>.
<< L'essenziale è invisibile agli occhi >>, ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
<< E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante >>.
<< E' il tempo che ho perduto per la mia rosa.. >> sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
<< Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa... >>
<< Io sono responsabile della mia rosa..>> ripetè il piccolo principe per ricordarselo.

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giovedì 3 novembre 2005, 9:19
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MERZBOW ha scritto:

adoro la poesia e volevo pertanto aprire un topic ove fosse possibile scrivere le poesie dei nostri autori preferiti e che ci donano più emozioni.spero non ci fosse già un topic simile...
beh per iniziare...
-IL VELENO di Charles Baudelaire

Il vino sa rivestire il più sordido tugurio d'un lusso miracoloso e innalza portici favolosi nell'oro del suo rosso vapore,
come un tramonto in un cielo annuvolato.

L'oppio ingrandisce le cose che già non hanno limite, allunga l'infinito, approfondisce il tempo, scava nella voluttà e
riempie l'anima al di là delle sue capacità di neri e cupi piaceri.

Ma tutto ciò non vale il veleno che sgorga dai tuoi occhi, dai tuoi occhi verdi, laghi in cui la mia anima trema
specchiandovisi rovesciata... I miei sogni accorrono a dissetarsi a quegli amari abissi.

Tutto questo non vale il terribile prodigio della tua saliva che morde, che sprofonda nell'oblìo la mia anima senza
rimorso, e trasportando la vertigine, la rotola estinta alle rive della morte!



-IL CORVO di Edgar Allan Poe

Una volta in una fosca mezzanotte, mentre io meditavo, debole e stanco,
sopra alcuni bizzarri e strani volumi d'una scienza dimenticata;
mentre io chinavo la testa, quasi sonnecchiando, d'un tratto, sentii un colpo leggero,
come di qualcuno che leggermente picchiasse, pichiasse alla porta della mia camera.
"È qualche visitatore, mormorai, che batte alla porta della mia camera"
Questo soltanto, e nulla più.

Ah! distintamente ricordo; era nel fosco Dicembre,
e ciascun tizzo moribondo proiettava il suo fantasma sul pavimento.
Febbrilmente desideravo il mattino: invano avevo tentato di trarre
dai miei libri un sollievo al dolore, al dolore per la mia perduta Eleonora,
e che nessuno chiamerà in terra, mai più.

E il serico triste fruscio di ciascuna cortina purpurea,
facendomi trasalire, mi riempiva di tenori fantastici, mai provati prima,
sicchè, in quell'istante, per calmare i battiti del mio cuore, io andava ripetendo:
"È qualche visitatore, che chiede supplicando d'entrare, alla porta della mia stanza.
"Qualche tardivo visitatore, che supplica d'entrare alla porta della mia stanza;
è questo soltanto, e nulla più".

Subitamente la mia anima divenne forte; e non esitando più a lungo:
"Signore, dissi, o Signora, veramente io imploro il vostro perdono;
"ma il fatto è che io sonnecchiavo: e voi picchiaste sì leggermente,
"e voi sì lievemente bussaste, bussaste alla porta della mia camera,
"che io ero poco sicuro d'avervi udito". E a questo punto, aprii intieramente la porta.
Vi era solo la tenebra, e nulla più.

Scrutando in quella profonda oscurità, rimasi a lungo, stupito impaurito
sospettoso, sognando sogni, che nessun mortale mai ha osato sognare;
ma il silenzio rimase intatto, e l'oscurità non diede nessun segno di vita;
e l'unica parola detta colà fu la sussurrata parola "Eleonora!"
Soltanto questo, e nulla più.

Ritornando nella camera, con tutta la mia anima in fiamme;
ben presto udii di nuovo battere, un poco più forte di prima.
"Certamente, dissi, certamente è qualche cosa al graticcio della mia finestra".
Io debbo vedere, perciò, cosa sia, e esplorare questo mistero.
È certo il vento, e nulla più.

Quindi io spalancai l'imposta; e con molta civetteria, agitando le ali,
si avanzò un maestoso corvo dei santi giorni d'altri tempi;
egli non fece la menoma riverenza; non esitò, nè ristette un istante
ma con aria di Lord o di Lady, si appollaiò sulla porta della mia camera,
s'appollaiò, e s'installò, e nulla più.

Allora, quest'uccello d'ebano, inducendo la mia triste fantasia a sorridere,
con la grave e severa dignità del suo aspetto:
"Sebbene il tuo ciuffo sia tagliato e raso, io dissi, tu non sei certo un vile,
"orrido, torvo e antico corvo errante lontanto dalle spiagge della Notte
"dimmi qual'è il tuo nome signorile sulle spiagge avernali della Notte!"
Disse il corvo: "Mai più".

Mi meravigliai molto udendo parlare sì chiaramente questo sgraziato uccello,
sebbene la sua risposta fosse poco sensata, fosse poco a proposito;
poichè non possiamo fare a meno d'ammettere, che nessuna vivente creatura umana,
mai, finora, fu beata dalla visione d'un uccello sulla porta della sua camera,
con un nome siffatto: "Mai più".

Ma il corvo, appollaiato solitario sul placido busto, profferì solamente
quest'unica parola, come se la sua anima in quest'unica parola avesse effusa.
Niente di nuovo egli pronunziò, nessuna penna egli agitò -
finchè in tono appena più forte di un murmure, io dissi: "Altri amici mi hanno già abbandonato,
domani anch'esso mi lascerà, come le mie speranze, che mi hanno già abbandonato".
Allora, l'uccello disse: "Mai più".

Trasalendo, perchè il silenzio veniva rotto da una risposta sì giusta:
"Senza dubbio, io dissi, ciò ch'egli pronunzia è tutto il suo sapere e la sua ricchezza,
"presi da qualche infelice padrone, che la spietata sciagura
"perseguì sempre più rapida, finchè le sue canzoni ebbero un solo ritornello,
"finchè i canti funebri della sua Speranza ebbero il malinconico ritornello:
"Mai,, mai più".

Ma il corvo inducendo ancora tutta la mia triste anima al sorriso,
subito volsi una sedia con ricchi cuscini di fronte all'uccello, al busto e alla porta;
quindi, affondandomi nel velluto, mi misi a concatenare
fantasia a fantasia, pensando che cosa questo sinistro uccello d'altri tempi,
che cosa questo torvo sgraziato orrido scarno e sinistro uccello d'altri tempi
intendea significare gracchiando: "Mai più".

Così sedevo, immerso a congetturare, senza rivolgere una sillaba
all'uccello, i cui occhi infuocati ardevano ora nell'intimo del mio petto;
io sedeva pronosticando su ciò e su altro ancora, con la testa reclinata adagio
sulla fodera di velluto del cuscino su cui la lampada guardava fissamente;
ma la cui fodera di velluto viola, che la lampada guarda fissamente
Ella non premerà, ah!, mai più!

Allora mi parve che l'aria si facesse più densa, profumata da un incensiere invisibile,
agiato da Serafini, i cui morbidi passi tintinnavano sul soffice pavimento,
, "Disgraziato!, esclamai, il tuo Dio per mezzo di questi angeli ti à inviato
"il sollievo, il sollievo e il nepente per le tue memorie di Eleonora!
"Tracanna, oh! tracanna questo dolce nepente, e dimentica la perduta Eleonora!
Disse il corvo: "Mai più".

- "Profeta, io dissi, creatura del male!, certamente profeta, sii tu uccello o demonio!-
, "Sia che il tentatore l'abbia mandato, sia che la tempesta t'abbia gettato qui a riva,
"desolato, ma ancora indomito, su questa deserta terra incantata
"in questa visitata dall'orrore, dimmi, in verità, ti scongiuro-
"Vi è, vi è un balsamo in Galaad? dimmi, dimmi, ti scongiuro.-
Disse il corvo: "Mai più".

- "Profeta!, io dissi, creatura del male!, Certamente profeta, sii tu uccello o demonio!
"Per questo Cielo che s'incurva su di noi, per questo Dio che tutti e due adoriamo-
"dì a quest'anima oppressa dal dolore, se, nel lontano Eden,
"essa abbraccerà una santa fanciulla, che gli angeli chiamano Eleonora,
"abbraccerà una rara e radiosa fanciulla che gli angeli chiamano Eleonora".

- "Sia questa parola il nostro segno d'addio, uccello o demonio!", io urlai, balzando in piedi.
"Ritorna nella tempesta e sulla riva avernale della notte!
"Non lasciare nessuna piuma nera come una traccia della menzogna che la tua anima ha profferita!
"Lascia inviolata la mia solitudine! Sgombra il busto sopra la mia porta!"
Disse il corvo: "Mai più".

E il corvo, non svolazzando mai, ancora si posa, ancora è posato
sul pallido busto di Pallade, sovra la porta della mia stanza,
e i suoi occhi sembrano quelli d'un demonio che sogna;
e la luce della lampada, raggiando su di lui, proietta la sua ombra sul pavimento,
e la mia, fuori di quest'ombra, che giace ondeggiando sul pavimento
non si solleverà mai più!


-IL LAMPO di Giovanni Pascoli

E cielo e terra si mostrò qual era:

la terra ansante, livida, in sussulto;
il cielo ingombro, tragico, disfatto:
bianca bianca nel tacito tumulto
una casa apparì sparì d'un tratto;
come un occhio, che, largo, esterrefatto,
s'aprì si chiuse, nella notte nera.





Bellissime

_________________
...L'essenziale è invisibile agli occhi...
[E chi non ha problemi?!]
.:.a condom a day kepps the doctor away.:.
...Voglio prendere le pillole che rimpiccioliscono così faccio una cosa che da tutta la vita aspetto di fare:
mi voglio vestire da cammello e passare dentro la cruna di un'ago per vedere tutti i cammelli che, grossi, mi invidano...
RachI


giovedì 3 novembre 2005, 16:01
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MERZBOW ha scritto:

E il corvo, non svolazzando mai, ancora si posa, ancora è posato
sul pallido busto di Pallade, sovra la porta della mia stanza,
e i suoi occhi sembrano quelli d'un demonio che sogna;
e la luce della lampada, raggiando su di lui, proietta la sua ombra sul pavimento,
e la mia, fuori di quest'ombra, che giace ondeggiando sul pavimento
non si solleverà mai più!




Questo pezzo mi ha sempre messo i brividi... Io adoro Poe!

_________________
...L'essenziale è invisibile agli occhi...
[E chi non ha problemi?!]
.:.a condom a day kepps the doctor away.:.
...Voglio prendere le pillole che rimpiccioliscono così faccio una cosa che da tutta la vita aspetto di fare:
mi voglio vestire da cammello e passare dentro la cruna di un'ago per vedere tutti i cammelli che, grossi, mi invidano...
RachI


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Il topic piu' bello della storia!
Complimenti! [:)]
Anche io adoro la poesia sopra ogni cosa...

Home Thoughts, from Abroad
Robert Browning

O, TO be in England
Now that April 's there,
And whoever wakes in England
Sees, some morning, unaware,
That the lowest boughs and the brushwood sheaf
Round the elm-tree bole are in tiny leaf,
While the chaffinch sings on the orchard bough
In England—now!
And after April, when May follows,
And the whitethroat builds, and all the swallows!
Hark, where my blossom'd pear-tree in the hedge
Leans to the field and scatters on the clover
Blossoms and dewdrops—at the bent spray's edge—
That 's the wise thrush; he sings each song twice over,
Lest you should think he never could recapture
The first fine careless rapture!
And though the fields look rough with hoary dew,
All will be gay when noontide wakes anew
The buttercups, the little children's dower
—Far brighter than this gaudy melon-flower!

Ma visto che il mio periodo e' il Rinascimento...

Sonnet XVIII
William Shakespeare

Shall I compare thee to a summer's day?
Thou art more lovely and more temperate:
Rough winds do shake the darling buds of May,
And summer's lease hath all too short a date:
Sometimes too hot the eye of heaven shines,
And often is his gold complexion dimmed;
And every fair from fair sometimes declines,
By chance or nature's changing course untrimmed;
But thy eternal summer shall not fade,
Nor lose possession of that fair thou ow'st;
Nor shall death brag thou wander'st in his shade,
When in eternal lines to time thou grow'st:
So long as men can breathe, or eyes can see,
So long lives this, and this gives life to thee.

E un paio del mio drammaturgo preferito:

Come live with me and be my love
Christopher Marlowe

Come live with me and be my love,
And we will all the pleasures prove
That valleys, groves, hills, and fields,
Woods or steepy mountain yields.

And we will sit upon the rocks,
Seeing the shepherds feed their flocks,
By shallow rivers to whose falls
Melodious birds sing madrigals.

And I will make thee beds of roses
And a thousand fragrant posies,
A cap of flowers, and a kirtle
Embroidered all with leaves of myrtle;

A gown made of the finest wool
Which from our pretty lambs we pull;
Fair lined slippers for the cold,
With buckles of th purest gold;

A belt of straw and ivy buds,
With coral clasps and amber studs:
And if these pleasures may thee move,
Come live with me and be my love.

The shepherds' swains shall dance and sing
For thy delight each May morning:
If these delights thy mind may move,
Then live with me and be my love.

E purtroppo non posso riportare i milleduecento versi di Hero e Leandro, un bellissimo epillio di Marlowe, allora riporto solo qualche riga [:)]

It lies not in our power to love or hate,
For will in us is overruled by fate.
When two are stripped, long ere the course begin,
We wish that one should love, the other win;
And one especially do we affect
Of two gold ingots, like in each respect:
The reason no man knows, let it suffice,
What we behold is censured by our eyes.
Where both deliberate, the love is slight:
Who ever loved, that loved not at first sight?

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Le donne son venute in eccellenza
Di ciascun'arte ove hanno posto cura;
e qualunque all'istorie abbia avvertenza,
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Amo quasi tutte le poetesse rinascimentali sia italiane che inglesi. Allora ne metto una sola della poetessa che amo di piu', Katherine Philips:

To Mrs M.A. at Parting

I Have examin'd and do find,
Of all that favour me
There's none I grieve to leave behind
But only only thee.
To part with thee I needs must die,
Could parting sep'rate thee and I.

But neither Chance nor Complement
Did element our Love ;
'Twas sacred Sympathy was lent
Us from the Quire above.
That Friendship Fortune did create,
Still fears a wound from Time or Fate.

Our chang'd and mingled Souls are grown
To such acquaintance now,
That if each would resume their own,
Alas ! we know not how.
We have each other so engrost,
That each is in the Union lost.

And thus we can no Absence know,
Nor shall we be confin'd ;
Our active Souls will daily go
To learn each others mind.
Nay, should we never meet to Sense,
Our Souls would hold Intelligence.

Inspired with a Flame Divine
I scorn to court a stay ;
For from that noble Soul of thine
I ne're can be away.
But I shall weep when thou dost grieve ;
Nor can I die whil'st thou dost live.

By my own temper I shall guess
At thy felicity,
And only like my happiness
Because it pleaseth thee.
Our hearts at any time will tell
If thou, or I, be sick, or well.

All Honour sure I must pretend,
All that is Good or Great ;
She that would be Rosania's Friend,
Must be at least compleat.
If I have any bravery,
'Tis cause I have so much of thee.

Thy Leiger Soul in me shall lie,
And all thy thoughts reveal ;
Then back again with mine shall flie,
And thence to me shall steal.
Thus still to one another tend ;
Such is the sacred name of Friend.

Thus our twin-Souls in one shall grow,
And teach the World new Love,
Redeem the Age and Sex, and shew
A Flame Fate dares not move :
And courting Death to be our friend,
Our Lives together too shall end.

A Dew shall dwell upon our Tomb
Of such a quality,
That fighting Armies, thither come,
Shall reconciled be.
We'll ask no Epitaph, but say
ORINDA and ROSANIA

Infine un poeta di Hull, Andrew Marvell:

To His Coy Mistress
Had we but World enough, and Time,
This coyness, Lady, were no crime.
We would sit down and think which way
To walk, and pass our long Loves Day.
Thou by the Indian Ganges side
Should'st Rubies find: I by the Tide
Of Humber would complain. I would
Love you ten years before the Flood:
And you should if you please refuse
Till the Conversion of the Jews.
My vegetable Love should grow
Vaster than Empires and more slow.
An hundred years should go to praise
Thine Eyes, and on thy Forehead Gaze.
Two hundred to adore each Breast,
But thirty thousand to the rest.
An Age at least to every part,
And the last Age should show your Heart.
For Lady you deserve this State,
Nor would I love at lower rate.

But at my back I alwaies hear
Times winged Chariot hurrying near:
And yonder all before us lye
Desarts of vast Eternity.
Thy Beauty shall no more be found;
Nor, in thy marble Vault, shall sound
My echoing Song: then Worms shall try
That long preserv'd Virginity:
And your quaint Honour turn to dust;
And into ashes all my Lust.
The Grave's a fine and private place,
But none I think do there embrace.


Now therefore, while the youthful hew
Sits on thy skin like morning dew,
And while thy willing Soul transpires
At every pore with instant Fires,
Now let us sport us while we may;
And now, like am'rous birds of prey,
Rather at once our Time devour,
Than languish in his slow-chapt pow'r.
Let us roll all our strength and all
Our sweetness up into one Ball:
And tear our Pleasures with rough strife,
Thorough the Iron gates of Life:
Thus, though we cannot make our Sun
Stand still, yet we will make him run.

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sabato 5 novembre 2005, 0:25
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Cielo che cosa hai fatto Merzbow aprendo questo topic? Non riesco piu' a chiudere i rubinetti [:I][:I][:I]

Anche io amo Leopardi! Due in particolare:

ALLA LUNA

O graziosa luna, io mi rammento
Che, or volge l'anno, sovra questo colle
Io venia pien d'angoscia a rimirarti:
E tu pendevi allor su quella selva
Siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
Il tuo volto apparia, che travagliosa
Era mia vita: ed è, né cangia stile,
O mia diletta luna. E pur mi giova
La ricordanza, e il noverar l'etate
Del mio dolore. Oh come grato occorre
Nel tempo giovanil, quando ancor lungo
La speme e breve ha la memoria il corso,
Il rimembrar delle passate cose,
Ancor che triste, e che l'affanno duri!


Canto notturno di un pastore errante dell'Asia

Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
Silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
Contemplando i deserti; indi ti posi.
Ancor non sei tu paga
Di riandare i sempiterni calli?
Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga
Di mirar queste valli?
Somiglia alla tua vita
La vita del pastore.
Sorge in sul primo albore;
Move la greggia oltre pel campo, e vede
Greggi, fontane ed erbe;
Poi stanco si riposa in su la sera:
Altro mai non ispera.
Dimmi, o luna: a che vale
Al pastor la sua vita,
La vostra vita a voi? dimmi: ove tende
Questo vagar mio breve,
Il tuo corso immortale?
Vecchierel bianco, infermo,
Mezzo vestito e scalzo,
Con gravissimo fascio in su le spalle,
Per montagna e per valle,
Per sassi acuti, ed alta rena, e fratte,
Al vento, alla tempesta, e quando avvampa
L'ora, e quando poi gela,
Corre via, corre, anela,
Varca torrenti e stagni,
Cade, risorge, e più e più s'affretta,
Senza posa o ristoro,
Lacero, sanguinoso; infin ch'arriva
Colà dove la via
E dove il tanto affaticar fu volto:
Abisso orrido, immenso,
Ov'ei precipitando, il tutto obblia.
Vergine luna, tale
È la vita mortale.
Nasce l'uomo a fatica,
Ed è rischio di morte il nascimento.
Prova pena e tormento
Per prima cosa; e in sul principio stesso
La madre e il genitore
Il prende a consolar dell'esser nato.
Poi che crescendo viene,
L'uno e l'altro il sostiene, e via pur sempre
Con atti e con parole
Studiasi fargli core,
E consolarlo dell'umano stato:
Altro ufficio più grato
Non si fa da parenti alla lor prole.
Ma perché dare al sole,
Perché reggere in vita
Chi poi di quella consolar convenga?
Se la vita è sventura
Perché da noi si dura?
Intatta luna, tale
E` lo stato mortale.
Ma tu mortal non sei,
E forse del mio dir poco ti cale.
Pur tu, solinga, eterna peregrina,
Che sì pensosa sei, tu forse intendi,
Questo viver terreno,
Il patir nostro, il sospirar, che sia;
Che sia questo morir, questo supremo
Scolorar del sembiante,
E perir dalla terra, e venir meno
Ad ogni usata, amante compagnia.
E tu certo comprendi
Il perché delle cose, e vedi il frutto
Del mattin, della sera,
Del tacito, infinito andar del tempo.
Tu sai, tu certo, a qual suo dolce amore
Rida la primavera,
A chi giovi l'ardore, e che procacci
Il verno co' suoi ghiacci.
Mille cose sai tu, mille discopri,
Che son celate al semplice pastore.
Spesso quand'io ti miro
Star così muta in sul deserto piano,
Che, in suo giro lontano, al ciel confina;
Ovver con la mia greggia
Seguirmi viaggiando a mano a mano;
E quando miro in cielo arder le stelle;
Dico fra me pensando:
A che tante facelle?
Che fa l'aria infinita, e quel profondo
Infinito seren? che vuol dir questa
Solitudine immensa? ed io che sono?
Così meco ragiono: e della stanza
Smisurata e superba,
E dell'innumerabile famiglia;
Poi di tanto adoprar, di tanti moti
D'ogni celeste, ogni terrena cosa,
Girando senza posa,
Per tornar sempre là donde son mosse;
Uso alcuno, alcun frutto
Indovinar non so. Ma tu per certo,
Giovinetta immortal, conosci il tutto.
Questo io conosco e sento,
Che degli eterni giri,
Che dell'esser mio frale,
Qualche bene o contento
Avrà fors'altri; a me la vita è male.
O greggia mia che posi, oh te beata,
Che la miseria tua, credo, non sai!
Quanta invidia ti porto!
Non sol perché d'affanno
Quasi libera vai;
Ch'ogni stento, ogni danno,
Ogni estremo timor subito scordi;
Ma più perché giammai tedio non provi.
Quando tu siedi all'ombra, sovra l'erbe,
Tu se' queta e contenta;
E gran parte dell'anno
Senza noia consumi in quello stato.
Ed io pur seggo sovra l'erbe, all'ombra,
E un fastidio m'ingombra
La mente, ed uno spron quasi mi punge
Sì che, sedendo, più che mai son lunge
Da trovar pace o loco.
E pur nulla non bramo,
E non ho fino a qui cagion di pianto.
Quel che tu goda o quanto,
Non so già dir; ma fortunata sei.
Ed io godo ancor poco,
O greggia mia, né di ciò sol mi lagno.
Se tu parlar sapessi, io chiederei:
Dimmi: perché giacendo
A bell'agio, ozioso,
S'appaga ogni animale;
Me, s'io giaccio in riposo, il tedio assale?
Forse s'avess'io l'ale
Da volar su le nubi,
E noverar le stelle ad una ad una,
O come il tuono errar di giogo in giogo,
Più felice sarei, dolce mia greggia,
Più felice sarei, candida luna.
O forse erra dal vero,
Mirando all'altrui sorte, il mio pensiero:
Forse in qual forma, in quale
Stato che sia, dentro covile o cuna,
È funesto a chi nasce il dì natale.

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sabato 5 novembre 2005, 0:31
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Grazie Pascal...anche io adoro Marlowe!!! ed hero e Leando l'ho lettooooooooooooooooooooooo!!!

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Ω £ĭΰε wĭţħ £☼ΰε¸ £ĭΰε wĭţħ Þą$$ĭ☼ŋ Ω

(Welcome, Wyoming! : Love : )


domenica 6 novembre 2005, 21:57
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[:)][:)]

Beh, allora, ti e' piaciuto? Se si' potresti anche leggere la versione greca che l'aveva ispirato, di Museo [:)] Non c'e' paragone con lo stile di Marlowe che io stra-adoro, ma forse per l'appunto sono di parte...

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domenica 6 novembre 2005, 23:30
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Iscritto il: martedì 15 febbraio 2005, 21:57
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Località: Piemonte
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grazie Pascal!
comunque...149
O crudele, come puoi dire che tanto t'amo
se sempre a mio sfavore prendo le tue parti?
Non penso forse a te, o tiranna ingrata,
quando per causa tua dimentico me stesso?
Chiamo forse amico qualcuno che ti odia
o lusingo forse che tu guardi con disdegno?
No, se il tuo sguardo mi minaccia, non volgo forse a me
quel desiderio di vendetta con sùbiti lamenti?
Quale merito potrei trovare in me
tanto superbo da disdegnare di servirti,
quando il meglio di me stesso adora le tue miserie
solo dominato da un cenno dei tuoi occhi?
Ma odia sempre, amore, ora conosco il tuo pensiero:
tu ami chi può vederti, ed io sono cieco.

_________________
DER::MORPHIUMSUCHTIGE:: - [[motherfu**ers are so nice]] - SEX_DROGEN_UND_INDUSTRI

live, live the wonderful life that is in you! Let nothing be lost upon you! be always searching for new sensations, be afraid of nothing. a new hedonism - that's what our century wants! and you might be its visible symbol!


lunedì 7 novembre 2005, 23:15
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Lo so lo so... tutti i suoi sonetti sono splendidi...

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martedì 8 novembre 2005, 0:19
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