... su come e quanto "capiscono" le parole i cavalli, si potrebbe discutere a lungo... un po' la cosa è discussa anche sui famosi 8 articoli "Learning theory" di McLean, che ogni tanto cito (e rileggo), sotto "
Il principio di Pavlov". Nonostante che Gossin abbia sperimentato più a fondo (e con risultati che creano un certo turbamento per la possibilità di comprendere sequenze di parole, e trasformarle in seguenze di azioni....
), anche Gossin concorda sul fatto che si tratta di condizionamento classico: associazione di un segnale "condizionato", la parola, con uno "non condizionato", appreso precedentemente... alla fine il segnale "condizionato" è sufficente. Ma ogni tanto ci vuole una ri-associazione con il segnale non condizionato, un "ripassino", perchè i riflessi condizionati vanno incontro ad estinzione (ed ecco che il lavoro di Filo mostra tutta la sua utilità! Bravo Filo!!!).
Secondo McLean, il cavallo apprende gli aiuti secondari (assetto, sella...) nello stesso identico modo di come impara a rispondere alla voce; quindi, prima un ottimo addestramento a rispondere alle pressioni, poi associazione con un segnale diverso (voce o altro), e infine ogni tanto un "ripasso" con le pressioni (leggere, ovvio... )