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 PARLIAMO DI ASSETTO.... 
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oh.. il copyright sulla mia cavalla e la mia sella???? :shock: :lol: :lol:

per la posizione della schiena però bisogna contare anche la base delle nostre capacità.. se ci indicano di tenerla più dritta può essere un modo per portarci le spalle più indietro.. se naturalmente teniamo le spalle in avanti se curviamo la schiena accentuiamo il problema e rischiamo anche di chiuderci..

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una gara la vinci quando arrivi al fondo..

...vivere è stupendo dispiacendo agli str***i...

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"..E bruci le suole anche se Non c'e' direzione Ma profumo di viole c'e' Tu cammina Nel sole sotto le costellazioni Siamo anime a milioni Che a pensarci c'e' da perdersi Tutti con la propria storia Un graffio dentro alla memoria..."


mercoledì 16 maggio 2007, 14:36
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Perdonami, ma la gwenne faceva proprio alla bisogna!! :lol: :lol:


mercoledì 16 maggio 2007, 14:40
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eh lo so.. in fondo ti concede di fare altre cose rispetto alla mucca.. in melgio ovviamente!! :lol: :lol: :lol:

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mercoledì 16 maggio 2007, 14:53
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Caro Nicola, ieri meditavo su questo topic mentre ero sulla mia Asia, ed in particolare cercavo di riflettere sul problema "Punte dei piedi parallele al cavallo". Soprattutto su come spiegarlo a un ragazzo così imprudete da chiedere spiegazioni a me. :wink:

Mi sono accorto che per portare le punte parallele al cavallo e tenere nel tempo stesso le gambe rilassate, sono le coscie che devono ruotare internamente, non le gambe. Questa leggera rotazione inoltre porta ad appoggiare la coscia sulla sella in modo diverso (con la parte più anteriore della faccia interna della coscia). Infine, questa rotazione incoraggia a estendere le coscie un pochino di più, a "inginocchiarsi" più che a "sedersi" sulla sella.

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Sbagliando s'impara: in genere, si impara lo sbaglio.
Qualche mago della logica dice: "Se mi contraddici non puoi aver ragione, perchè se tu avessi ragione io avrei torto, e questo è assolutamente impossibile"


lunedì 21 maggio 2007, 4:08
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Aspetta. Non mi è chiaro se il tuo discorso riguarda il lavoro in sella o a pelo, e se il lavoro di cui parli è compiuto con o senza i piedi nelle staffe.


lunedì 21 maggio 2007, 9:04
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I miei personali esperimenti li ho fatti su una Barefoot Cheyenne, staffata piuttosto lunga. Il ragazzo che menzionavo una una comune sella da dressage. Non so se conosci la Cheyenne; l'assetto è condizionato dallo spessore laterale dei quartieri, che "allontana" un pochino la coscia dal cavallo. Altrimenti, l'assetto (tenuto conto della minima distanza fra cavaliere e cavallo) sarebbe simile a quello della monta a pelo (io cerco di avere in genere peso 0 sulle staffe e gamba, dal ginocchio in giù, completamente rilassata, senza alcun tentativo di premere in basso il tallone)

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lunedì 21 maggio 2007, 9:12
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Allora, il problema è che la posizione corretta dei piedi dovrebbe garantirti automaticamente in giusto contatto delle gambe, partendo dal presupposto che la sella non incida negativamente su questo processo.

In questo caso il più semplice test per verificare se la posizione dei nostri piedi è corretta, è fare l'esercizio del "two point position".

Ci si pone in piedi sulle staffe, in quella che tradizionalmente si chiama inforcatura, e si rilassano le gambe. In questa posizione, se non ingeneriamo tenzioni muscolari e lasciamo scendere i talloni, le punte dei piedi tenderanno naturalmente a convergere.


lunedì 21 maggio 2007, 9:33
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alexb ha scritto:
Mi sono accorto che per portare le punte parallele al cavallo e tenere nel tempo stesso le gambe rilassate, sono le coscie che devono ruotare internamente, non le gambe. Questa leggera rotazione inoltre porta ad appoggiare la coscia sulla sella in modo diverso (con la parte più anteriore della faccia interna della coscia). Infine, questa rotazione incoraggia a estendere le coscie un pochino di più, a "inginocchiarsi" più che a "sedersi" sulla sella.


un istruttore di alto livello tenendo i corsi per tecnici e istruttori fise ricorda sempre che la sensazione che deve avere il cavaliere in sella è di inginocchiarsi più che sedersi.. in questo modo le ginocchia tendonoa scendere, i talloni ad abbassarsi e indietreggiare e la schiena a drizzarsi..
il problema che mi sorge spontaneo è che la monta a pelo richiede una posizione delle gambe più avanti rispetto a quelle dell'assetto montato.. per cui applicare un assetto del genere su una sella, anche se treless, mi lascia perplessa..
anche perchè le staffe sono importanti per una corretta disposizione dei pesi.. che se concentriamo solo sulle cosce e ginocchia influisce anche sulla nostra rigidità.

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lunedì 21 maggio 2007, 10:40
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Ed ecco la citazione di Bem Cavalgar, direttamente dall'inizio del '400, sui tre assetti da usarsi sulla sella tipo Bravante.

1. seduto sulla sella, gambe piuttosto estese, piedi "fermi sulle staffe" (ossia, con un po' di peso)
2. seduto sulla sella, piedi nelle staffe ma senza curare che siano ben fermi (ossia, niente peso sulle staffe; gamba "a straccio bagnato" dal ginocchio in giù, come dice HC; il contatto fra polpaccio/gamba e cavallo è solo quello determinato dal peso della gamba)
3. alzato sulle staffe, senza contatto con la sella; ma con le staffe legate fra di loro (assetto solidissimo da combattimento, usato per reggere l'impatto nei tornei a cavallo).

La sella usata è appunto la Bravante, tipo McClellan, molto più vicina a una sella per MV, o a certe selle da endurance, che a una sella inglese.

Poi c'è la sella Gineta, su cui si sta a gambe flesse, con il peso sulla sella ma anche sulle gambe.

Curioso il fatto che Duarte descrive anche ben tre assetti diversi per la monta a pelo, uno dei quali è quello menzionato da Nicola. Gli altri due sono: gambe quanto più possibile flesse; e gambe estese che "abbracciano" il cavallo (aiutandosi, se possibile, anche con gli alluci). Curioso, no?

PS; Duarte raccomanda che si sappia usare in modo eccellente tutti questi assetti, perchè in combattimento non si sa mai!

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lunedì 21 maggio 2007, 10:49
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Ecco il problema! Alex, tu traduci con assetto specifiche posture funzionali ad altrettanto specifiche situazioni. E qui sta l'equivoco.

L'assetto è altro. L'assetto è, in ultima analisi, la realizzazione della consensualità dei baricentri, in una realtà dinamica, che permetta a cavallo e cavaliere un dialogo.

Mi spiego con il consueto esempio. Se venissi fotografato mentre chiedo una partenza al galoppo, la mia "posizione" in sella sarebbe ben diversa dall'ideale fissità di una teoria, ma i principi che guidano i miei movimenti, quelli sì, sarebbero chiari e fissati.

Ugualmente, se monto su un qualsiasi cavallo, il mio assetto subirà variazioni, ancorchè lievi, per permettere al mio linguaggio corporeo di risultare chiaro a quello specifico cavallo.

E la questione "sella" è funzionale al lavoro che svolgerò, piuttosto che alla postura che vorrò assumere.


lunedì 21 maggio 2007, 11:12
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