Il principio dell'esclusività
Sabato, 22 Dicembre 2007 ore 15 e 02 Scritto da Alessandro BrolloPerchè Baucher diceva "mano senza gamba, gamba senza mano"
Ogni risposta dovrebbe essere insegnata e ottenuta separatamente (non tirare le redini, segnale di stop, e battere con le gambe, segnale di vai, nello stesso tempo). Le donne, sembra, possono parlare al cellulare, truccarsi e guidare una macchina allo stesso tempo. Non è un comportamento terribilmente sicuro, ma lo possono fare. Non hanno bisogno di spegnere la TV quando suona il telefono. Se un uomo si sta radendo e voi gli parlate è probabile che lui si tagli. Le donne, sembra, sono una rarità nel mondo naturale, perché possono fare contemporaneamente più cose. In genere, gli uomini non lo possono fare né lo possono fare i cavalli. I cervelli delle donne hanno più fibre di connessione fra i due emisferi cerebrali, gli uomini ne hanno meno. I cervelli degli uomini sono più compartimentalizzati, ed è questo il motivo per cui trovano generalmente più facile distinguere la destra dalla sinistra. Bene, i cervelli dei cavalli hanno una connessione fra emisfero destro e sinistro ancora minore, e non possono assolutamente fare due cose nello stesso tempo! Quando comunicate con i cavalli (o gli uomini!) dovete dare un comando alla volta, altrimenti entrambi i comandi produrranno una risposta indebolita. Questo basilare principio psicologico che prescrive un comando alla volta è ben conosciuto dagli addestratori professionisti di vari animali, ma poco noto agli addestratori di cavalli. Per onestà verso gli addestratori di cavalli bisogna riconoscere che questo deriva in gran parte dal fatto che agli altri animali si chiedono raramente due risposte contemporanee. Mentre l'addestramento di base di un Cavallo è focalizzato a risposte singole (vai, ferma, gira e cedi di gamba), l'addestramento a livello elementare comincia a voler ottenere delle risposte combinate fra loro. Per esempio, la spalla in dentro, il travers, e poi in seguito il mezzo Passo, la piroetta, e ancora più avanti il piaffe e il passage comportano tutti delle combinazioni delle risposte elementari. In realtà, questi Aiuti non dovrebbero essere somministrati nello stesso momento, ma in sequenza, per evitare confusione. Più un cavallo ha consolidato gli esercizi di base, più gli aiuti possono essere ravvicinati. Quando uso il termine consolidato intendo che la risposta all'aiuto è automatica, ossia appresa in profondità attraverso molte ripetizioni; in altre parole, attraverso un numero di transizioni interminabile. Alcuni addestratori hanno capito da molto tempo che gli aiuti non devono cozzare fra loro. Ricordo di aver letto un eccellente articolo di Michelle Strapp che descriveva la convinzione di George Morris sul fatto che gli aiuti non devono mai cozzare uno con l'altro, ma che, in un cavallo esperto, possono essere molto ravvicinati fra loro.
QUANTO VICINI POSSONO ESSERE?
In un cavallo inesperto gli aiuti dovrebbero essere separati al punto che una risposta sia completata prima che ne venga chiesta un'altra (almeno 3 secondi). Man mano che l'addestramento del cavallo si consolida, le risposte possono essere avvicinate una all'altra, perché in questo stadio saranno controllate immediatamente con aiuti leggeri e saranno diventate abitudini automatiche. Nei cavalli con esperienza consolidata, gli aiuti possono essere ravvicinati fino alla distanza di una singola Battuta dell'andatura corrente. Prendete come esempio la spalla in dentro. Gli aiuti di redine e di gamba non dovrebbero essere simultanei ma consecutivi uno all'altro, secondo il ritmo dell'andatura. La prima parte riguarda la rotazione della spalla di un passo verso l'interno. La seconda è l'aiuto in avanti della gamba interna. Se il cavallo è addestrato a mantenere autonomamente nel tempo entrambe le risposte gira e vai avanti, allora il cavallo risponde all'aiuto di ruotare e mantiene gli anteriori all'interno, poi giungono gli aiuti di gamba verso l'avanti e il cavallo mantiene la Postura fino che non riceve un segnale diverso. Tuttavia avviene spesso che durante l'addestramento di questi movimenti gli aiuti non siano indipenDenti.
MA ALCUNI CAVALLI SEMBRANO NON ESSERE INFASTIDITI DA DUE AIUTI ALLA VOLTA...
Quello che succede quando due aiuti opposti sono presentati nello stesso tempo varia da cavallo a cavallo. Alcuni cavalli sembrano sopportare queste confusioni e tutto quello che succede è che diventano meno sensibili sia all'aiuto in avanti, che all'aiuto di fermata. Il cavallo perde la risposta immediata agli aiuti go e stop e l'aiuto leggero si trasforma a poco a poco in un aiuto più pesante. Altri cavalli tuttavia possono reagire violentemente all'applicazione simultanea di aiuti opposti, e possono tentare di sfuggire, andare in panico, sgroppare, impennarsi, smontonare o imbizzarrirsi. Altri possono esprimere vari livelli di comportamento conflittuale in situazioni diverse da quella del maneggio, come la manifestazione di ansietà da separazione, difficoltà a essere preso, difficoltà a terra o in viaggio. Questi comportamenti conflittuali fuori contesto sono i più difficili da diagnosticare per gli addestratori e per i cavalieri. Il fatto è che i cavalli possono sviluppare questi comportamenti perchè sono preoccupati a causa del loro addestramento che li confonde. I cani e altri animali certamente manifestano gli effetti di un addestramento confuso con ansietà da separazione. In Gran Bretagna, il dott. Daniel Mills ha condotto un approfondito studio sull'obbedienza dei cani e le sue relazioni con comportamenti da stress come l'ansia da separazione e l'abbaiare continuo. ha scoperto che mentre i proprietari valutavano l'obbedienza dei loro cani molto più alta di quanto dimostravano test indipendenti , c'era anche una correlazione positiva fra scarsi risultati ai comandi "siedi" e "fermo" e espressione di comportamenti neurotici da stress. Che anche la maggior parte degli addestratori di cavalli scoprano i vantaggi di queste osservazioni, è solo questione di tempo. I cavalli non sono cattivi, maligni, maliziosi o malevoli, sono semplicemente confusi e la colpa ricade per gran parte sulle nostre spalle. Abbiamo la responsabilità morale di addestrare meglio che possiamo.
IL PUNTO DI VISTA DEL CAVALLO
Dobbiamo ricordare che il cavallo non conosce o non si preoccupa degli obiettivi del nostro addestramento. Dovreste provare a vedere i problemi dell'addestramento dal punto di vista del cavallo. Il dott. Paul McGreevy, un noto comportamentista equino e canino e docente all'Università di Sydney, comprende l'imbarazzo dei cavalli e dei cani davanti all'addestramento. Per insegnare agli studenti di veterinaria a capire questo imbarazzo, li fa giocare al "gioco dell'addestramento". Uno studente lascia l'aula e gli altri decidono un compito che vogliono che lo studente esegua. Ad esempio, stare con il piede sinistro sul ginocchio destro e con la mano destra sulla testa. Poi lo studente rientra e comincia il suo "addestramento" a eseguire un compito di cui non ha la minima comprensione. Sono premiate solo le successive approssimazioni della risposta corretta, finché lo studente esegue il compito correttamente. Gli studenti capiscono di colpo quanta frustrazione deriva dal fatto di non sapere qual'è una risposta corretta e quale non lo è.
CHIAREZZA
Come addestratori, dovete essere chiari nel ricompensare ogni volta la stessa risposta. Inoltre, dovete accertarvi che gli obiettivi di ogni richiesta siano sufficientemente diversi. Ad esempio, dovete chiarire molto bene che il rilascio delle redini non significa "vai". Questo potrebbe confondere molto il cavallo, perchè lo stesso stimolo (le redini) richiedono due risposte opposte. Circa un secolo fa, Pavlov dimostrò cosa accade quando le risposte giusta e sbagliata cominciano a fondersi e diventano troppo simili. Aveva addestrato dei cani a discriminare fra un cerchio e un ovale e una forma era punita, mentre l'altra era premiata. Gradualmente ha rese simili le due forme fino al punto in cui il cane non poteva più distinguerle. In alcuni cani questa situazione provocava tensione e aggressione; altri rispondevano a qualsiasi stimolo a caso, a prescindere dalla forma, e altri semplicemente cadevano addormentati. La gran parte dei cani non erano più capaci di partecipare all'esperimento.
Un altro scienziato, Masserman, ha addestrato gatti ad aprire una scatola quando un segnale luminoso si accendeva, per ottenere un premio in cibo. Più tardi, quando la scatola si apriva i gatti ricevevano un forte getto d'aria sul muso. In questa situazione, i gatti diventavano fortemente disturbati. Alcuni diventavano molto iperattivi ed aggressivi, altri diventavano apatici q quasi tutti mostravano segni di stress acuto, con elevata pressione sanguigna e disturbi gastrici.
Chiari aiuti leggeri che portano a chiare, costanti risposte hanno come risultato naturale la calma, perchè consentono agli animali la controllabilità e la prevedibilità all'interno del loro universo comportamentale. L'importanza della chiarezza è conosciuta da secoli nell'addestramento dei cavalli. Nell'equitazione classica accademica del XVIII secolo, una massima fondamentale era nota come "l'indipendenza degli aiuti". Francois Baucher fu il primo ad approfondire questo concetto giungendo al suo principio "Jambes sans mains, mains sans jambes" (gamba senza redine, e redine senza gamba". In altre parole, evitare l'uso contemporaneo di aiuti contrapposti. Nel 1977, il professor Frank Ödberg e Dr Marie-France Bouissou sottolinearono la grande percentuale di insuccesso nel cavalli sportivi in una presentazione al simposio di Waltham. Questi ricercatori esposero che uno studio dimostrava che il 66.4% dei cavalli mandati al macello lo era per motivi comportamentali, e che erano fra i 2 e i 7 anni di età. In un altro studio mostrarono che di 2970 cavalli mandati al macello di Monaco, tra il 25% e il 50% lo erano per ragioni diverse da problemi medici, e che la gran parte era sotto i 3 anni di età. Sulla base di questi risultati, Ödberg e Bouissou raccomandavano un ritorno ai principi dell'equitazione classica del XVIII secolo. In particolare, sottolineavano l'importanza di principi come quello "gamba senza redine, e redine senza gamba". Gli aiuti possono essere ravvicinati, ma se cozzano uno con l'altro è cattiva equitazione, soprattutto se questo avviene per un tempo prolungato.
Le richieste dell'addestramento dei cavalli sono complesse. Mentre è possibile e desiderabile addestrare a più di un segnale per una risposta, è importante capire che nell'addestramento ci sono priorità. La principale priorità è di addestrare alla pressione/rilascio in modo che i primi aiuti leggeri che il cavallo impara siano la versione leggera degli aiuti che comportano pressione, come la tensione leggera delle redini per fermarsi e la pressione leggera delle gambe per avanzare. Il cavallo trasferisce naturalmente questi aiuti ai segnali secondari: quelli di Assetto e di peso. Una volta che gli aiuti sono consolidati alcuni addestratori usano la voce per vari comandi. Questo pone un problema, perchè il cavallo è capace di discriminare fra molti segnali, ma è importante che il segnale sia sempre collegato alla stessa risposta, e che non vengano richieste allo stesso tempo risposte contrapposte. Se il vostro cavallo mostra una qualche forma di resistenza o di tentativo di fuga, prendete la responsabilità su di voi e chiedetevi cos'avete fatto per provocare questo comportamento conflittuale. Onestamente è la migliore strategia, ma nell'addestramento dei cavalli è anche la più sicura e la più gentile.
Articolo pubblicato in The Horse Magazine, Ottobre 2004 - Autore: Andrew Mc Lean.
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Autore | Commento |
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nabumax | [26/08/2008 16:35]
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alexb | [24/12/2007 08:24] Oggetto: Esclusività
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aDy_90 | [23/12/2007 12:56]
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